Da qualche tempo si è ricominciato a parlare della lettura autonoma della
Divina Commedia per coglierne non solo gli aspetti contenutistici, con i suoi riferimenti storici e politici, ma soprattutto per conoscere l’emozione che essa può suscitare nel lettore quando egli riesca a cogliere la grande portata sentimentale di cui Dante ha impregnato le sue terzine, che siano di aspro disprezzo per le anime dannate nell’Inferno o di ammirazione e rispetto a volte reverenziale per le anime del Paradiso. Perciò chi, meglio di uno strenuo patriota, può raccontare un altro strenuo patriota? Chi, meglio di Mazzini, può interpretare la
Divina Commedia dal punto di vista del suo autore e superare l’analisi nozionistica, nata fra i banchi di scuola, a cui la maggior parte di noi è abituata?

Certo, innumerevoli differenze li allontanano dal punto di vista politico, come, d’altro canto, anche circa cinque secoli di Storia. Entrambi però hanno conosciuto l’allontanamento forzato, la disillusione dei propri ideali e forse anche il senso di tradimento suscitato in loro dalle condanne subite da parte di quella che credevano essere la loro patria e per il cui benessere agivano. Entrambi hanno scelto la via che ritenevano più giusta per affrontare i cambiamenti politici del loro tempo, anziché quella più sicura.
Indiscutibilmente, infatti, Mazzini sostiene la dedizione politica e l’inflessibile morale di Dante Alighieri, uno fra i pochi poeti, non l’unico, ma certamente il più illustre, che non
prostituirono l’ingegno, e la penna alla tirannide politica e a non lasciarsi assoggettare dal regime instauratosi, di fatto, a Firenze. Mazzini, nel
Dell’amor patrio di Dante (1827), loda i tempi in cui
le lettere formavan […]
parte delle istituzioni, che reggevano i popoli, e non si consideravano ancora come conforto, bensí com’utile ministero, fu detto il poeta non essere un accozzatore di sillabe metriche, ma un uomo libero, spirato dai Numi a mostrare agli uomini la verità sotto il velo dell’allegoria. Egli eleva il poeta a stella polare dei patrioti italiani:
Apprendete da lui, come si serva alla terra natía, finché l’oprare non è vietato; come si viva nella sciagura.
Immagine nella pagina: Piazza della Signoria, Firenze.