Non è tutto oro quel che luccica

di Lorenzo Nannetti

Costretto all’esilio in Inghilterra, Mazzini iniziò a riflettere su quanto successo, in quella che lui stesso definì tempesta del dubbio. Ne uscì invece ancora più convinto della metodologia intrapresa… contravvenendo a una delle più basiche massime militari: mai insistere sul fallimento.

L’entrata di Mazzini a Roma (Miniatura 219x147 px)Mazzini era insomma capace di ispirare i patrioti dell’epoca, ma non altrettanto di comprendere la complessità del contesto reale italiano e di quanto fosse diverso da quello spagnolo. La guerriglia spagnola, per esempio, era stata sì una fondamentale spina nel fianco di Napoleone… ma era stato necessario un esercito regolare (quello britannico guidato da Wellington) per sconfiggere le armate francesi e scacciarle dalla penisola iberica. Mazzini rifiutava invece la collaborazione con eserciti regolari. Non solo: la guerriglia spagnola si rifugiava nelle campagne, era difficile da trovare e aveva un largo supporto popolare, mentre in Italia i rivoltosi spesso si concentravano nelle città - dove era più facile per i nemici costringerli alla resa - ed erano limitati in gran parte alla classe borghese e nobile. Le masse rurali rimanevano spesso disinteressate o addirittura fedeli ai legittimi sovrani.

Analogamente la Guerra Carlista, altra esperienza forse mal compresa, vedeva i liberali al governo, non tra i rivoltosi, e dotati di risorse molto più vaste del piccolo esercito reazionario che combattevano - un equilibrio di forze invertito completamente rispetto all’Italia.

Nel 1844 un ulteriore tentativo in Calabria guidato dai Fratelli Bandiera mostrò ancora tutti i limiti dell’approccio mazziniano al conflitto: convinti che una rivolta a Cosenza potesse essere il preludio a una più vasta sollevazione, il gruppo arrivò invece quando la stessa era già stata repressa e in mezzo a una popolazione rurale per lo più ostile. La mancanza di informazioni aggiornate e la scarsa conoscenza del contesto furono fatali e il tentativo finì in disastro senza aver mai avuto alcuna possibilità di successo. Nonostante ciò Mazzini continuava ad essere un ideologo trascinante e l’idea di una insurrezione popolare continuava a fare presa - anche se non tutti condividevano l’idea repubblicana. Nel 1848, con lo scoppio della Prima Guerra d’Indipendenza, numerose città riuscirono a liberarsi dall’occupazione austriaca e, quando il tentativo sabaudo di guerra regia fallì, ai mazziniani sembrava arrivato il loro momento: era l’ora delle rivoluzioni repubblicane.


Immagine nella pagina:
ET, L’entrata di Mazzini a Roma dopo la proclamazione della Repubblica, 1849.
Tratta da J. W. Mario, Della vita di Giuseppe Mazzini, ed. Sonzogno, 1886. Colorata artificialmente.

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Maggio 2022 (n° 32)

Decreto Fondamentale della Repubblica Romana, Bologna, 1849, Museo civico del Risorgimento di Bologna

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