Il salotto di Nonna SperanzaVolete ridere?

di Marinette Pendola

Dal 1837 al 1868, a parte alcune interruzioni, Mazzini vive a Londra. Abituato alla tranquillità delle montagne svizzere, inizialmente si sente spaesato nella grande metropoli: Londra è un oceano, scrive alla madre il 13 gennaio 1837. Appena arrivato alloggia presso l’albergo Sablonnière, il cui esercente è un italiano. In quei primi momenti di smarrimento, ciò offre l’enorme vantaggio di una tavola italiana in cui compaiono risotti e lasagne. Ben presto tuttavia Mazzini trova una sistemazione meno onerosa: una casa che prende in affitto insieme ai suoi amici d’esilio, i fratelli Ruffini.

L’hotel Sablonnière (Miniatura 219x232 px)La vita quotidiana riprende seguendo le vecchie abitudini: Alle otto e mezza, la domestica mi porta una tazza di caffè puro da bevere a letto: uso non mai interrotto dacché sono fuori: e preso il caffè, accendo un sigaro e lo fumo a letto. Solo intorno alle nove comincia la giornata, cioè la vita di macchina, macchina che scrive o legge. Di casa in casa, poiché cambierà spesso alloggio, Mazzini trascorre il suo esilio fra ricerca della solitudine necessaria per scrivere e vita mondana a cui in qualche modo non può sottrarsi. Sempre nella stessa lettera informa la madre sulle consuetudini locali: Nessun inglese può farvi visita che non v’inviti a pranzo con lui. Pare che non si possa essere amici, se non mangiando. La questione diventa imbarazzante quando si vive in ristrettezze economiche: Quando un uomo v’invita a pranzo due volte, è impossibile […] di non rendergli invito: così s’usa. Ora, anche invitando, come tra uomini si costuma, fuori di casa, da un restaurant, bisogna spendere in tre, perlomeno una lira.

Più a lungo nel tempo si protrae il soggiorno a Londra e più aumentano le conoscenze e, di conseguenza, la vita mondana si fa a tratti vorticosa: Domani sera sono invitato al tè: domenica a pranzo, lunedì a pranzo, giovedì venturo a pranzo. Che cosa mangia in quelle circostanze non sappiamo, poiché non ne parla mai. E le rare volte a cui vi accenna, non descrive mai piatti del luogo, ma fa sempre riferimento alla cucina italiana: il pranzo era buono, non certo di lusso, e di cucina non inglese: minestra di trippe e poi in pietanza ravioli. Anche il pranzo di Natale del 1838 è italiano nella struttura del menù e nel contenuto: Ora vi dirò di che si componeva il banchetto: 1. Maccheroni, non i classici maccheroni natalizii nel brodo, ma quei detti, credo, di Napoli, asciutti; 2. Pesce, arrosto o fritto, non so bene; 3. Due fagiani!; 4. Stufato; 5. Il Plumpudding, piatto del quale non si può fare a meno il dì di Natale qui in Londra; 6. Frutta e vino e caffè.


Immagine nella pagina:
L’hotel Sablonnière. Notare nella stampa la dicitura all'inglese.

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Maggio 2022 (n° 32)

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