Antonio Cristoforo Saliceti

... un trasformista tra Rivoluzione Francese e Impero

di Martina Rignanese

Che atroce ironia l’epilogo della sua vita! Poteva mai morire tra morsi al ventre e sudori gelati al termine di una cena? Proprio lui aveva abbassato la guardia, un Machiavelli cinquantaduenne consumato dalle tempeste rivoluzionarie e napoleoniche. Antonio Cristoforo Saliceti si era illuso che quella serata del 23 dicembre 1809 fosse stata uno dei tanti eventi diplomatici a cui partecipava come ministro di polizia di Napoli. E pensare che l’invito del bilioso prefetto, Antonio Maghella, avrebbe dovuto tacitare ogni conflitto! Uscito dalla dimora del rivale (forse accompagnato dalla moglie Laura Boerio), aveva iniziato ad accusare malesseri giunto a teatro, lì sugli spalti ove si sarebbe conclusa la sua parabola controversa. Trasportato febbrilmente a casa, a nulla era servita la chiamata del medico e del sacerdote: aveva fatto troppa terra bruciata attorno a sé. Molti odiavano i suoi sguardi acuminati, algidi e sospettosi... in fin dei conti quanti e quali strani sentieri aveva calpestato?

Antonio Cristoforo Saliceti (Miniatura 219x224 px)Nacque il 26 agosto 1757 nell’aspro Saliceto, paese tirrenico còrso allora parte della Repubblica Genovese. I genitori, Angelo Maria Saliceti e Maria Francesca Aitelli, piccoli possidenti e migranti piacentini, erano imparentati con Pasquale Paoli (1725-1807), fiero e indipendentista governatore di una terra tormentosamente contesa.
Nel medioevo la Corsica venne, difatti, affidata da papa Gregorio VII al vescovado di Pisa per impedire le nascenti mire dei genovesi. Bonifacio VIII sancì tuttavia, nel 1297, la nascita del Regno di Sardegna e Corsica, consegnato agli Aragonesi a causa delle sconfitte belliche della Repubblica Pisana. La nuova dinastia fu però responsabile di un vuoto amministrativo sessantennale verso i Còrsi, che si risolse nel 1347 grazie ad un’assemblea popolare: in tale frangente si stabilì ufficialmente la sovranità genovese, che nel 1768 cedette l’isola alla Francia in seguito all’esito rovinoso della Guerra dei Sette Anni.

I Saliceti e i Buonaparte (cognome originale) condivisero così l’amicizia con Paoli rivendicando autonomia politica e identità italica. Napoleone non perse mai l’accento natio, quel dialetto di origine toscana sintomo dell’acredine antifrancese giovanile che lo accumunò al futuro protettore Saliceti, brillantissimo e di prodigiosa memoria. Costui, dopo gli studi a Morosaglia e presso i Barnabiti di Bastia, entrò all’Università di Pisa conseguendo la laurea in giurisprudenza. In questo periodo conobbe Giuseppe Bonaparte, aspirante avvocato, e Filippo Buonarroti, discendente del celeberrimo Michelangelo e precoce rivoluzionario progressista. Gli anni ottanta del ‘700 funsero da laboratorio politico per l’ambizioso giurista: col ritorno in patria, esercitò opacamente la carriera forense che gli consentì, tuttavia, l’accesso alle magistrature di Sartena. L’incarico gli rimase nominale per conflitto di interessi in quanto partecipò, nel 1789, alla compilazione dei quaderni di doglianza del Terzo Stato per l’Assemblea Nazionale Costituente.

Parigi segnò i primi successi poiché, grazie a lui, fu stabilita la piena integrazione amministrativa della Corsica al territorio metropolitano e fu richiamato Paoli, temporaneamente esule in Inghilterra per sedizioni antifrancesi. Questi contraccambiò tale gesto con una procura a generale sindaco, incombenza che il trentaduenne compatriota non poté ancora una volta esercitare in quanto deputato dell’Assemblea. La perspicace intraprendenza gli aveva accattivato, nel frattempo, la fiducia di Piero Gian Tommaso Boerio, vicino a Paoli e membro del Consiglio Superiore della Corsica. Sposandone la figlia Laura si mostrò un perfetto borghese estraneo a disordini morali e vizi, aspetto ancor più interessante (e inquietante) della sua persona in grado di destreggiarsi tra focolare domestico e politica con camaleontismo attoriale.


Immagine nella pagina:
Ritratto presunto di Antonio Cristoforo Saliceti

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Maggio 2023 (n° 33)

C. Bossoli, Ingresso del Re a Bologna (1 maggio 1860), 1860. Proprietà: Città di Torino-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, conservato presso: Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino.

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