Con la Rivoluzione Francese il Grand Tour entrò in crisi, le guerre napoleoniche misero a ferro e fuoco l’Europa dalla Francia alla Russia, ostacolando i viaggi.
Nell’800 il Tour riprese a pieno regime, grazie anche alla nascita delle ferrovie, che consentivano l’arrivo di un gran numero di visitatori. La rigidità del percorso svanì, nacquero anche altri percorsi e interessi, più legati al popolo italiano e alle sue capacità di creare moti collettivi e cambiare le cose, che alla utopistica cultura dell’Arcadia. Col Risorgimento nacque la simpatia degli inglesi per Garibaldi, che diventò il loro idolo e, dopo l’Unità d’Italia, vennero proposti per gli inglesi dei viaggi alternativi, che attraversavano le Marche, l’Abruzzo e l’Umbria. I viaggiatori dell’800 erano borghesi, commercianti, benestanti o piccoli borghesi o giovani studenti e intellettuali che venivano in Italia a proprie spese. Per la prima volta viaggiavano anche le donne, accompagnate da una tutrice, spesso una zia. Il Grand Tour ha rappresentato per le donne non solo un’occasione di formazione, al pari degli uomini, ma anche un forte gesto di liberazione e di emancipazione. Nei loro diari raccontano di nuove esperienze, con una sensibilità tutta femminile, di panorami naturali mozzafiato e città d’arte, descritti in modo totalmente diverso dagli uomini.
Il Tour divenne più moderno, un vero e proprio obbligo per giovani istruiti e abbienti, da cui tornare arricchiti non solo culturalmente ma anche materialmente. Era infatti abitudine rientrare portando con sé opere d’arte, souvenir e pezzi di antiquariato e talvolta veri e propri quadri ricordo firmati da incisori e pittori come Piranesi e Canaletto. Le principali città del Grand Tour, Venezia, Firenze, Roma e Napoli, avviarono una vera e propria produzione in serie di souvenir, destinati proprio alle viaggiatrici.
Immagine nella pagina: Micromosaico del XIX secolo