Marginali: così gli storici di professione definiscono tutte quelle storie che hanno contribuito ad arricchire e nutrire la grande Storia, ma che sono rimaste finora nell’ombra – a margine, appunto - fino a scomparire quasi del tutto dalla nostra memoria collettiva e che ora i professionisti stanno portando alla luce. Fra queste storie minori, un ruolo non secondario svolgono alcuni oggetti di uso quotidiano divenuti segni di partecipazione agli eventi politici che hanno scosso la nostra penisola durante il Risorgimento. Oggetti dietro cui stanno il più delle volte il lavoro paziente e le abilità artigianali delle donne.
Con la Rivoluzione Francese, da cui prende corpo l’idea di una sovranità fondata sul popolo, la politica esce dai circuiti elitari e raggiunge un pubblico più ampio spesso poco alfabetizzato, con l’esigenza di conseguenza di nuove rappresentazioni che non siano soltanto o prevalentemente quelle scritte. Fra queste primeggiano gli oggetti di uso quotidiano trasformati in materiale politico con l’utilizzo dei colori (come ad esempio il tricolore in Italia ma anche il bianco e il giallo in onore di Pio IX), con il ricamo di simboli e slogan, con l’impressione a mezzo stampa di immagini rappresentanti Pio IX, Carlo Alberto, o altri personaggi significativi. Alcuni sono manufatti come stoviglie, bottiglie, parafuochi, lampade.
Assumono una certa importanza anche tutti quegli oggetti che adornano il corpo: cappelli, orecchini, panciotti, ventagli, fazzoletti, coccarde. In Italia, l’uso pubblico di tali oggetti si diffonde a partire dai movimenti del ’48. Al di là della moda che contribuisce alla loro diffusione, questi oggetti mettono in scena appartenenza e identità, o semplicemente aspirazioni dell’individuo che li indossa, evidenziando così le sottili interconnessioni fra la sfera pubblica e quella privata: le scelte individuali diventano pubbliche nel momento in cui vengono esibite in piazza.
Immagine nella pagina:
Fazzoletto appartenuto al volontario garibaldino reggiano Francesco Chiloni