Il soprano bolognese Rita Gabussi

di Maria Chiara Mazzi

Proprio grazie al repertorio belcantistico, nel 1840 si fa applaudire al Teatro di Porta Carinzia a Vienna (dove tornerà anche nel 1845) con Capuleti e Montecchi di Bellini nel ruolo di Romeo.

Al ritorno però naviga soprattutto in piazze di seconda fascia, come Forlì (Lucrezia Borgia di Donizetti) e Lucca (Guglielmo Tell di Rossini), anche se non mancano esibizioni ad esempio a Firenze, al Teatro del Cocomero (Saffo di Pacini).

Adelaide di Franconia (Miniatura 219x184 px)Nel 1844, a ventinove anni e nel pieno della carriera, la Gabussi sposa il celebre baritono Achille De Bassini, col quale canterà in numerose produzioni. Tuttavia stanno cambiando i gusti del pubblico che, ormai, all’astratto belcanto preferisce Giuseppe Verdi e l’opera romantica, che richiede ben altro tipo di vocalità. Per qualche tempo così Rita sospende l’attività, fino a quando le trentasette repliche di Ernani di Verdi alla Scala di Milano nel settembre nel 1844 la spingono a riprendere a cantare, allargando il repertorio. Cerca poi di adeguare la propria arte scenica ai gusti moderni, ma non sempre questo avviene con successo, stando a queste parole del critico della Gazzetta Musicale di Milano (marzo 1845) relative ai Due Foscari di Verdi: La Gabussi ci apparve di slancio, di vita e di intelligenza. È inutile perciò qui ripeterle quegli encomi che abbiamo avuta la soddisfazione di tributarle lo scorso settembre. Di nuovo però le domandiamo la castigatezza del gesto. Di ciò l’ha già avvertita il pubblico e di conseguenza non crediamo bisogno di additarle i diversi punti dove ella viene accusata di esagerazione. Fa dispiacere vedere un’amabile signora di sì fino talento, sacrificare così il buon senso all’esagerazione sempre nella speranza di guadagnarsi un ‘brava’. Questi ‘brava’ sono più facili a guadagnarsi in provincia che qui. Eppure il suo gesto parte sempre da un principio di verità, di ragione e di calcolo giusto: le sue pose sono ben disegnate, perché dunque esagerarle? È disdicevole quel marcar colla testa qua e là o colle braccia le frasi musicali, le note picchettate, gli sforzati, e tutti gli accenti musicali. La signora Gabussi non ha bisogno di apprendere da me che il gesto può bensì cadere in armonia talvolta col tempo della musica, ma che non è altrimenti fatto ad oggetto di numerare con dondolamenti di testa come si farebbe coi diti delle mani il numero delle note che formano il tessuto musicale.


Immagine nella pagina: Libretto dell’opera Adelaide di Franconia del 1838

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Maggio 2024 (n° 34)

E. Matania, Partenza da Napoli di 180 volontarii colla Principessa Belgioioso, in F. Bertolini, Storia del Risorgimento Italiano, Milano, Treves, 1899, colorata artificialmente.

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