Conclusioni
Citando Alberto Mario Banti Il Risorgimento è da considerarsi un processo politico-culturale che si fonda sull’idea di nazione e che ha come scopo la costruzione di uno stato italiano. In quest’ottica, tutto ciò che si muove nel XVIII secolo ha sì una importanza molto forte nel risveglio delle coscienze, ma non potrebbe essere ascritto al movimento in senso stretto, dal momento che le espressioni culturali, letterarie o politiche che siano, non hanno come obiettivo specifico e chiaro la creazione di uno stato politico ma solo, appunto, il compito di risvegliare le coscienze. Si può iniziare a parlare dell’idea di nazione italiana solo con l’arrivo delle armate francesi, e specificatamente con le influenze che questi sommovimenti provocarono sul tessuto sociale della penisola, assumendo anche il ruolo di elementi catalizzatori di tutto quanto in modo fumoso era stato seminato. A ciò si aggiunsero istanze sociali e di rivendicazione economica, sempre latenti in un mondo dominato dalla miseria e con una forte presenza di soprusi e violenze.
Fu dunque con questi eventi che si può cominciare a parlare veramente di idea di Risorgimento nazionale, di rigenerazione nazionale, di volontà di costituzione di uno stato, per alcuni unitario, per altri federale, o ancora suddiviso in più regni collaboranti. L’elemento veramente comune, in ogni caso, fu l’idea della necessità di affrancarsi, finalmente dopo secoli, dalla presenza di soldati e governanti stranieri, di giungere all’autodeterminazione e alla costruzione di quell’Italia virtuosa, magnanima, libera ed Una di cui parlava Vittorio Alfieri negli anni delle grandi rivoluzioni.
Immagine nella pagina:
Progetto per innalzare l’albero della libertà a Reggio Emilia, Disegno acquerellato, 1797