Solferino e San Martino 150 anni dopo

di Maria D'Arconte

La battaglia di Solferino fu dunque il crinale dei crinali, il punto di non ritorno nel processo di unificazione, secondo la definizione di Costantino Cipolla che da anni si interessa a questo evento storico di grandissima importanza sul piano nazionale. Essa infatti fu la tappa decisiva che portò solo due anni dopo, il 17 marzo 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia. Ma si trattò altresì di un evento di rilievo anche sul piano internazionale perché da questa battaglia, una delle più sanguinose della storia moderna, nacque l’idea della Croce Rossa ad opera di Henry Dunant, idea che ebbe attuazione poi nel 1864.

Affresco 1 (Miniatura 219x123 px)È passata alla storia come battaglia di Solferino e San Martino, per la presenza in quelle località dei tre capi di stato, ma in realtà fu combattuta su un fronte di 20 Km che va dal Lago di Garda fino a Castel Goffredo, un paese della provincia di Mantova. Coinvolse quindi altre località oltre a San Martino e Solferino, come Guidizzolo, Medole e appunto Castel Goffredo dove operarono i Francesi, mentre a San Martino, attualmente frazione di Desenzano del Garda, e a Madonna della Scoperta, nel territorio di Lonato, operarono quattro divisioni piemontesi, contro l’ala destra dell’esercito austriaco al comando del generale Ludwig von Benedek.

Su questo fronte di 20 Km si affrontarono circa 300.000 uomini e le forze erano pressappoco equivalenti. Al termine dei combattimenti circa 39.000 tra morti e feriti, secondo stime tradizionali, ma forse furono molti di più. Un bilancio comunque pesantissimo di sofferenze e disperazione che trova eco nell’opera di H. Dunant Un souvenir de Solferino pubblicato nel 1862.
A proposito degli italiani c’è da dire che nelle quattro divisioni piemontesi erano presenti 7.000 volontari provenienti da tutte le regioni italiane.
Alla guerra del 1859 parteciparono inoltre i volontari di Garibaldi, i Cacciatori delle Alpi, che entrarono a Brescia ancor prima dell’esercito regio, il 13 giugno. Dovunque si combatteva, nel Risorgimento, correvano volontari da ogni parte d’Italia.
Tuttavia i Cacciatori delle Alpi, che pure erano entrati per primi a Varese, Como, Bergamo e Brescia, non parteciparono alla battaglia di Solferino e San Martino perché deviati verso Salò nell’ipotesi che da quella zona e dal Trentino affluissero rinforzi all’esercito austriaco.

In questo modo l’esercito regolare sardo-piemontese si assicurò l’esclusiva della vittoria di San Martino. Sono noti a tutti gli entusiasmi che suscitava nelle popolazioni la figura carismatica dell’eroe dei Due Mondi e le conseguenti rivalità e gelosie dei generali piemontesi nei confronti di chi i gradi se li era conquistati sul campo.
A Solferino, dopo accaniti combattimenti, attorno al Colle dei Cipressi, al Castello e alla Rocca, conquistati dai francesi a costo di pesanti perdite, l’azione si concluse a metà pomeriggio quando un violento temporale si abbatté su tutta la zona e Francesco Giuseppe si rese conto dell’impossibilità della vittoria dando ordine a tutto l’esercito di retrocedere verso la linea del Mincio. A San Martino, i combattimenti attorno all’altura del Roccolo, alla Contracania e alle altre cascine, che avevano avuto fasi alterne durante la giornata, ripresero dopo la forzata pausa dovuta al temporale, proseguendo fino alle nove di sera quando anche von Benedek, che non riteneva di essere stato sconfitto, dovette adeguarsi all’ordine dell’Imperatore ritirandosi verso Pozzolengo e il Mincio.


Immagine nella pagina:
Affresco interno alla Torre di San Martino (particolare)

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Aprile-Settembre 2009 (Numero 13)

Comune di BolognaCon il patrocinio del Comune di Bologna
La Rana Giornale umoristico popolare illustrato, 1 giugno 1866
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