Dopo la fine dei regimi coloniali spagnolo e portoghese, le neonate Nazioni sudamericane attraversarono un periodo di prolungata instabilità, caratterizzato da un susseguirsi di colpi di stato, scontri armati, guerre civili.
L’Argentina non fece eccezione. Dopo la caduta della dittatura del Generale Manuel de Rosas, sconfitto nella battaglia di Caseros del 1852, i ribelli che lo avevano deposto si divisero immediatamente in due fazioni in lotta tra loro. Da un lato vi erano i cosiddetti Unitari, sostenitori di un forte governo centralista con sede a Buenos Aires, allora la provincia più ricca e popolosa del Paese, dall’altro stavano invece i Federali, rappresentanti delle altre province argentine che sostenevano l’idea di una Nazione confederale e che contrastavano l’egemonia bonaerense.
Lo scontro portò alla secessione de facto dello Stato Libero di Buenos Aires dalla Confederazione Argentina e culminò, nel 1853, con l’assedio della città bonaerense da parte delle truppe Federali del Generale Lagos. Gli Unitari riuscirono però a respingere l’attacco con il decisivo contributo di un reparto di volontari italiani che, per il coraggio e il valore dimostrati, fu ben presto ribattezzato dagli argentini Legión Valiente, ovvero Legione Valorosa. I volontari italiani erano perlopiù reduci dei moti del ’48 e della Legione Garibaldina che aveva combattuto a Montevideo nel 1851, e tra essi spiccava la personalità del loro Comandante, il Colonnello Silvino Olivieri, un giovane nobile e patriota abruzzese.
Subito dopo la vittoria dei bonaerensi, Olivieri rientrò in Italia dove ebbe modo di incontrare Giuseppe Mazzini. Il grande patriota genovese suggerì ad Olivieri la visionaria idea di organizzare una Legione Militare Italiana a Buenos Aires, Legione che avrebbe dovuto acquisire esperienza militare combattendo in Sud America, per poi rientrare in Italia a sostenere quella Rivoluzione di Popolo che Mazzini da sempre sognava.
Entusiasta dell’idea, Olivieri rientrò a Baires nel 1855 e, insieme a Giovan Battista Cuneo, uomo di fiducia di Mazzini in Sud America, propose il progetto a Pastor Obligado, capo del Governo bonaerense, che si dimostrò subito interessato.
L’embrionale idea della Legione Italiana finì ben presto per evolversi in qualcosa di diverso e di ben più ardito.
All’epoca l’Argentina centro-meridionale era una terra selvaggia e vergine, dominio assoluto di Juan Calfucurà, il cosiddetto Re delle Pampas, un cacicco (capotribù indio) cileno di etnia araucana che terrorizzava i pochi insediamenti coloniali dell’area saccheggiando, uccidendo e bruciando.
Immagine nella pagina:
Antonio Susini in una fotografia (particolare)