Leopardi viene a Bologna nel luglio del 1825 dopo aver rifiutato la prelatura a Roma, come avrebbe preferito suo padre Monaldo. Alloggia a casa Badini presso i signori Aliprandi, con ingresso del Teatro del Corso, tanto da affermare in seguito (lettera 1825) di non aver bisogno di recarvisi perché sentiva le recite dalle sue stanze.
La decisione di fermarsi in questa città già famosa per la sua cultura eccellente, per il prestigio in campo musicale e per le tante nobili famiglie, è presa principalmente in funzione della forte speranza di vedere pubblicati i suoi scritti accuratamente scelti da lui stesso e non sotto il condizionamento dei genitori. La sua massima aspirazione è fare riconoscere le sue doti letterarie in ambienti culturali sia a Bologna, sia a Milano e Roma e dimostrare al padre il suo valore al di fuori delle strette mura domestiche.
Ben presto Leopardi, per la sua notevole cultura e per il nobile rango del suo casato, entra in contatto con le nobili famiglie bolognesi in specie Pepoli e Malvezzi, da cui spera avere buone intercessioni per la pubblicazione dei suoi scritti. In particolare l’amicizia con il conte Carlo Pepoli diviene abbastanza forte e dalle varie lettere del Leopardi si comprende che spesso era a pranzo a casa Pepoli portando prodotti alimentari tipici di casa sua inviatigli dalla famiglia periodicamente.
Ringrazia sempre il conte per aver letto i suoi testi e traduzioni e si affida alla sua magnanima discrezione per la loro pubblicazione, per avergli dato la possibilità di leggere pubblicamente alcuni scritti all’Accademia Felsinea alla presenza del Legato pontificio, Giuseppe Albani, e della nobiltà bolognese. Molte sono le sue aspettative e per vederle realizzate concretamente si fa spedire alcuni suoi testi e rime, a cui tiene particolarmente, dal fratello e dalla sorella, con espedienti, di nascosto dal padre.
Fra Leopardi e Pepoli era corsa, fin dai primi incontri del luglio 1825, un’istintiva simpatia che, partendo da elementi comuni come il nobile casato, la grande cultura e la frequentazione delle stesse persone colte, aveva attratto questi due uomini così diversi di carattere e di temperamento.
Il primo di salute incerta e di umore scuro, il secondo di bella presenza e pronto all’azione (il bell’imbusto più celebre di Bologna per Stendhal), rivolto all’analisi dell’animo umano e antipolitico l’uno, pensiero subordinato al riscatto nazionale l’altro. Così i due ebbero destini diversi: Leopardi esule a Napoli paese semibarbaro e semiaffricano, Pepoli esule a Parigi, Londra, Ginevra per aver partecipato ai moti del 1831; così l’amicizia tra i due ebbe termine.
Immagine nella pagina:
Annibale Marini, Veduta canale di Reno fra via Malcontenti e via Piella, 1880-90 circa