Il giorno nove giungono rinforzi agli austriaci e in piazza le autorità alzano bandiera bianca per informare il popolo della decisione di arrendersi. La bandiera viene presa a fucilate e distrutta dal popolo che vuole continuare a combattere. Gli austriaci tolgono l‘acqua alla chiusa di Reno lasciando così Bologna senza forza motrice. Allo scadere della tregua i cannoni austriaci tempestano la città di cannonate. Un nuovo attacco viene sferrato a porta San Mamolo. Dal campanile dell’Annunziata il nemico spara senza sosta, ma una sortita di reparti bolognesi riesce ad allontanarli. La sera in piazza i combattenti festeggiano la vittoria. Il giorno dieci trascorre in relativa calma mentre le vedette scrutano dalla torre Asinelli e dalla Specola i movimenti del nemico e l’arrivo di eventuali rinforzi. L’undici maggio un proclama comunica l’impossibilità di portare in città l’immagine della Madonna di San Luca (e questa sarà l’unica volta in mezzo millennio che la Madonna di San Luca non verrà a Bologna).
Il Maresciallo Wimpffen manda un secondo ultimatum di resa che parla di stolta difesa che rimarrà pur vinta e di una generica promessa di moderare la pena della vostra pertinacia e infine lascio alla vostra intelligenza di scegliere fra queste mie parole d’indulgenza o la terribile forza delle armi. Il popolo sdegnato ha stracciato l’ultimatum. Il giorno 13 porta sfortuna a Bologna. Un contingente di 500 bolognesi esce da porta Maggiore per andare incontro ai rinforzi della Romagna che sono già al fiume Idice, ma gli austriaci se ne accorgono e intercettano la colonna e, nonostante l’aiuto mandato dalla città, devono ritirarsi a Castel San Pietro. Così Bologna ha perso anche 500 difensori, oltre che non avere i rinforzi, che oltre tutto hanno perso i cannoni, catturati dal nemico.
Il giorno 15 gli austriaci piazzano nuovi cannoni intorno alla città. Al Meloncello, presso San Giuseppe, Villa Aldini, S. Paolo di Ravone, ecc. Bologna non può più resistere di fronte a tanta potenza di fuoco e deve arrendersi. Il Maresciallo Wimpffen ha chiesto la consegna delle porte San Felice, Galliera e Castiglione e la consegna delle armi, che sarà fatta a porta Castiglione. Ha promesso in cambio che nessuna delle persone attualmente dimoranti in Bologna sarà molestata dalle truppe imperiali, per quanto avesse finora contro esse operato.
Immagini nella pagina:
Guardia Civica di Bologna del 1848
N. Angiolini, Bologna, Combattimento alla Montagnola dell'8 agosto 1848, litografia, ca. 1850