Il salotto di Nonna SperanzaItaliane in Algeri...

di Marinette Pendola

È tenuto a rispettare le navi dei paesi amici ed è obbligato a corrispondere al suo governo una parte prestabilita del bottino. Il pirata esercita senza nessuna autorizzazione, non osserva alcuna norma, non rispetta le limitazioni attaccando, se capita, anche imbarcazioni di stati amici. In sostanza, il pirata è un fuorilegge, il corsaro no. La storia ci racconta però che il corsaro a volte si comporta da pirata ed è forse questo fatto ad avere generato la confusione.

Lo storico Salvatore Bono, esperto della guerra corsara nel Mediterraneo, riferisce che il fenomeno della pirateria risale alla più remota antichità: i greci contro i fenici, i cretesi contro gli egizi, e più tardi i greci e i cartaginesi vinti come forma di rivalsa contro Roma. Nel Medioevo si affacciano sul Mediterraneo i musulmani che, non trovando sufficiente bottino sul mare per l’affievolirsi del commercio, si lanciano in una nuova attività: lo sbarco e le razzie in terraferma.
Intorno all’anno Mille avviene la lenta riconquista del mare da parte delle potenze cristiane con la comparsa dei corsari cristiani (liguri, siciliani, catalani) che operano con regolari concessioni governative (cursum facere contra sarracenos). Più tardi nascono gli stati corsari di Algeri, Tunisi e Tripoli che danno un impulso eccezionale alla guerra. Uno dei motivi di contesa fra il fronte cristiano e quello musulmano è Tunisi conquistata e persa dagli spagnoli più volte nel corso del Cinquecento. Quel secolo rappresenta l’apice della guerra corsara e culmina con la battaglia di Lepanto (1571) vinta dai cristiani, mentre solo tre anni dopo, una flotta guidata dal turco Uluj Ali (un calabrese convertito), l’unica salvatasi a Lepanto, conquista definitivamente Tunisi.
Come scrive Braudel, a questo punto il Mediterraneo esce dalla grande Storia poiché questi due fatti segnano la fine della lotta fra i grandi stati e l’emergere in primo piano nella storia del mare della pirateria: questa guerra inferiore che caratterizza la vita quotidiana dei popoli mediterranei fino al 1830 circa. Questo excursus storico davvero brevissimo ci permette di inquadrare meglio il fenomeno della guerra corsara e forse ci aiuta a capire alcuni elementi della nostra storia culturale e sociale.

La conseguenza più evidente della guerra corsara fu la schiavitù praticata specularmente sulle due rive del Mediterraneo.

Dal Cinquecento all’inizio dell’Ottocento, la forza motrice per il sistema remiero delle galere era costituita prevalentemente da schiavi. Le proporzioni fra forzati, schiavi e buonavoglia (coloro che si facevano galeotti per pagare debiti o altro) erano di 4-5-1. Ma le catture e gli assalti procuravano anche donne, ragazzi e bambini destinati alla servitù domestica o più raramente ai trastulli privati di ricchi signori.
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Maggio 2018 (Numero 28)

Caricature de Rossini par Gill, 1864 (Bibliothèque du Conservatoire royal de Bruxelles)

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