Esiste anche un aneddoto legato alla prima spinetta appartenuta a Verdi:
Il restauratore, nel rimettere a posto la vecchia spinetta del giovane musicista, non si fece pagare dal papà di Giuseppe, che non poteva permettersi grandi spese, ma si ritenne giustamente compensato dal talento musicale e della buona volontà che il ragazzo dimostrava per lo studio. All’interno del suo primo strumento, su un foglietto incollato è leggibile ancora oggi: - Da me Stefano Cavaletti fu fatto di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatta la pedaliera che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fatto di nuovo li detti saltarelli, vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d’imparare suonare questo istrumento, che questo mi basta per essere del tutto pagato. Anno Domini 1821 -. Giuseppe Verdi potè in tal modo continuare a far musica sulla sua amata spinetta, non se ne liberò mai e lo strumento è attualmente custodito tra i cimeli verdiani presso il Museo teatrale della Scala di Milano.
Ma più della spinetta, il personaggio che ha attirato da subito la mia curiosità è senza dubbio Pietro Baistrocchi, primo maestro di Verdi e figura che aleggia in tutte le biografie, ma sulla quale risulta assai difficile trovare notizie storiche. Dopo una serie di ricerche infruttuose, grazie al prezioso aiuto del Prof. Mingardi, responsabile della Biblioteca di Busseto, ho scoperto che probabilmente l’unico libro in cui si parli un po’ di lui è di Mary Jane Phillips-Matz
Verdi - A Biography, edito da Oxford University Press nel 1993.
Si scopre quindi che Pietro Baistrocchi, oltre ad essere il Magister
pargulorum, era anche agricoltore ed organista in parrocchia. La prima spinetta di Verdi pare fosse proprio sua. Poco altro, se non la data della morte, il 1823, quando Verdi ha dieci anni e più o meno in corrispondenza del periodo in cui il ragazzo si trasferirà a Busseto per proseguire gli studi.
Su questi pochi elementi ho costruito una piccola storia di fantasia; gli storici non sobbalzino sulle seggiole e non me ne vogliano; le poche righe che leggerete sono solo il frutto di un’idea che io mi sono fatta del maestro Pietro Baistrocchi e di quanti, come lui, hanno vissuto nell’ombra.
Immagine nella pagina: Roncole di Busseto, casa natale di Giuseppe Verdi