Sul finire del Ballo una poesia scritta per l’occasione da Renato Rasi, che ringrazio, recita così:
Oh, la Danza
Oh la danza, non ce ne ho mai abbastanza!
Oh Tersicore, mia musa, mia dea,
prediletta da Orpheo, tu che volteggi
alla poesia del suo perpetuo canto, mia indomabile padrona.
Suona tu orchestra con tutto il vigore:
dai fiato alle tue trombe,
forza ai tuoi timpani, melodia ai tuoi archi,
lascia che la tua voce invada il tempo.
Portami lassù nell’Olimpo, fammi sognare,
mentre volteggio privo di peso,
dimentico, senza alcun pensiero,
col cuore vivo e palpitante, l’anima ebbra, eccitata, colma.
E voi, che da lì guardate la vita
ammirate le immagini che creo,
ma coglietele nell’animo della loro esistenza
perché subito svaniscono per divenire altre
senza fine, finché la musica regna.
Che ora è lenta, ora veloce, ora allegra, ora triste
e tutto avvolge, tutto pervade,
serva e padrona dei miei sensi,
dei miei desideri, di tutto me stesso
senza alcun limite, senza alcun tempo.