Nino Bixio, il Secondo dei Mille

di Augusto Battaglini

Nino Bixio (Miniatura 219x271 px)6 maggio 1860: a Quarto è ancora notte. Fucili, munizioni e viveri vengono portati con rapidità fino alla riva, in attesa di essere imbarcati. Garibaldi ha con sé una cassetta con 20.000 lire, le sole rimaste dalla sottoscrizione di quel milione di fucili, che in realtà sono poco meno di mille.

La sera prima Nino Bixio era sceso al porto di Genova. Così lo descrive Cesare Abba, con una certa enfasi: Il suo profilo taglia come una sciabolata; visto di fronte non si regge il suo sguardo… Che capriccio fu quello di chiamarlo Nino! - Bixio, ecco il nome che gli sta, che rende qualcosa come un guizzo di folgore.

Ha architettato con l’armatore Rubattino il finto assalto ai piroscafi Piemonte e Lombardo, ma tutti sanno – autorità marittime comprese – che è una messinscena e che nessuno deve intervenire. L’ammiraglio della Real Marina Francesco Serra ha comunicato al comandante del porto di Genova sotto il suggello del più grande segreto che, conformemente agli ordini del Governo, doveva lasciar partire i vapori Lombardo e Piemonte benché non avessero le carte di bordo né le spedizioni in regola, lasciare imbarcare i volontari, far finta di non sapere né di vedere nulla e non opporre alcun impedimento.

Definito dallo stesso Garibaldi una delle più gloriose figure del Risorgimento, l’organizzatore della Spedizione dei Mille nasce il 2 ottobre 1821 da una modesta famiglia della piccola borghesia genovese e viene battezzato col nome di Girolamo. Suo padre Tomaso, battiloro – come erano chiamati all’epoca gli orafi – è dipendente della Zecca cittadina. La madre, Colomba Caffarelli, proveniente da una famiglia di commercianti, è intenta a crescere i cinque fratelli e le due sorelle maggiori di Girolamo.
Tomaso non nutre particolari entusiasmi politici, Colomba invece è di vaghi sentimenti liberali, anche in virtù dell’amicizia con Maria Mazzini, madre di Giuseppe.

Girolamo è vivace e ribelle, con un rendimento scolastico a dir poco disastroso. Definito dai compagni terrore della scuola, frequenta con nessuna diligenza, mediocre profitto, nessuna saviezza. Nel 1830 viene precocemente a mancare la madre e Girolamo subisce un terribile trauma. In un impeto d’ira, scaraventa il calamaio in faccia al maestro. Ne consegue l’espulsione dalla scuola e l’abbandono degli studi. Nel maggio 1834 Tomaso lo imbarca come mozzo sul brigantino Pilade e Oreste, diretto in Sud America. Di quel viaggio Bixio, chiamato u sciuettu (il signorino) dall’equipaggio, ricorderà: Dovevo pulire tutti gli angoli del bastimento, nessuno eccettuato, sciacquare i piatti, fare lo sguattero e il servitore di tutti, e quando non facevo a modo, il che mi accadeva spesso, erano scapellotti da rintontire.
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Luglio 2020 (n° 30)

Composizione di divise garibaldine del Museo civico del Risorgimento di Bologna su sfondo di bandiera patriottica del 1848

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