L’incontro con Garibaldi viene romanticamente raccontato dallo stesso Generale nelle sue Memorie, e da tutti i suoi biografi; avvenne casualmente, in un momento difficile della vita da corsaro che il nizzardo stava conducendo al servizio della Repubblica di Rio Grande do Sul contro l’impero del Brasile:
Restammo entrambi estatici e silenziosi guardandoci reciprocamente … La salutai finalmente e le dissi Tu devi essere mia: Parlavo poco il portoghese, e articolai le proterve parole in italiano. Comunque, io fui magnetico nella mia insolenza. Avevo stretto un nodo, sancito una sentenza, che solo la morte poteva infrangere…
Era il 1839: Anita aveva 18 anni, un matrimonio forzato alle spalle, un carattere ribelle ed autonomo. Ma come era, fisicamente? Non esistono suoi ritratti fotografici (anche se ultimamente sul web ne circola uno, decisamente improbabile, in pantaloni, la cui ipotetica veridicità è stata smentita anche dalla pronipote Annita Garibaldi Jallet, da me interpellata in merito; e, sempre sul web, ritratti dell’ultima moglie del Generale, Francesca Armosino, sono spesso erroneamente indicati come ritratti di Anita!). Il ritratto più veritiero, una piccola miniatura ora conservata al Museo del Risorgimento di Milano, fu realizzato dal pittore mazziniano ligure Gaetano Gallino a Montevideo all’incirca nel 1845. La giovane donna ritratta ha i capelli neri raccolti sulla nuca, la carnagione scura, è vestita semplicemente e porta un medaglione al collo. Anita era infatti una creola, cioè discendente di una famiglia portoghese emigrata in Brasile nel XVIII secolo dalle isole Azzorre.
Certe testimonianze, scritte poi in Italia nel 1849, poco prima della sua prematura morte, la descrivono non bella, ma dotata di personalità e fascino, come il celebre compagno. Doveva essere minuta di corporatura, ma forte ed abituata alla vita all’aria aperta. Non sapeva scrivere (imparò faticosamente almeno a firmarsi poco prima della morte, in Italia), ma sapeva leggere. Di contro, era un’abilissima cavallerizza, sapeva usare le armi, e non esitava a farlo, all’occorrenza. Molto pittoresche sono infatti le descrizioni dei suoi primi anni a fianco di Garibaldi, durante le battaglie in mare e in terra, cui partecipò una volta fatta la scelta di lasciare tutto e restare al fianco dell’uomo di cui si era innamorata (tutte le biografie e le narrazioni parlano della forte gelosia che la animò sempre, di cui Garibaldi era conscio, forse infastidito, ma che comunque pazientemente sopportava).
Immagine nella pagina:
Miniatura di Anita con autenticazione autografa del figlio Ricciotti