Non è vero, ma ci credo!

ovvero, di gatti neri e camicie rosse

di Andrea Olmo

Intanto, nuovi grattacapi familiari attendevano il Nostro: l’amata figlia si era, infatti, invaghita di un Conte più anziano di lei, noto impenitente donnaiolo. Uomo di austeri costumi, il Ventignano si oppose fermamente al matrimonio tra i due ma alla fine, vinto dalle insistenze della figlia, decise di acconsentire alle nozze, benedicendo solennemente i novelli sposi con la formula biblica Crescete e moltiplicatevi! Da quel momento, il povero genero, fino ad allora vincitore di innumerevoli battaglie in camera da letto, divenne inspiegabilmente impotente, il matrimonio non poté essere consumato e, tre anni dopo, fu annullato dalla Sacra Rota. Convolata tempo dopo a seconde nozze, la figlia questa volta rifiutò la benedizione paterna, ed il matrimonio fu allietato da numerosa prole.

peperoncini (Miniatura 219x195 px)Ormai, il Duca di Ventignano era diventato il terrore di Napoli e dintorni, e nessuno osava più invitarlo a feste ed eventi mondani. La Marchesa Ottavia del Pero, fiera seguace delle idee dell’Illuminismo e nella cui biblioteca campeggiavano il busto di Voltaire ed i volumi dei philosophes francesi, non era, però, disposta a cedere a queste arcaiche superstizioni. Allo scopo di dimostrare la falsità di ogni forma di scaramanzia e di deriderne i sostenitori, la Marchesa decise di invitare ad una festa il fenicottero zoppo, come veniva definito il Ventignano per la sua andatura goffa.

La serata fu funestata da eventi anomali praticamente da subito: al semplice annuncio del nome del Duca da parte del maestro di cerimonie, un povero cameriere inciampò, rovesciando addosso agli invitati un paio di chili di dolci e gelati. Bollando l’episodio come una semplice coincidenza, la del Pero condusse in giardino il Nostro, il quale non poté fare a meno di magnificare la splendida vista ed il cielo limpido e sereno. Immediatamente, si sollevò un vento impetuoso, preludio di una terribile tempesta che si scatenò di lì a poco. Inutile dirlo, alcuni ospiti cominciarono ad andarsene alla chetichella, non senza prima aver messo in guardia la Marchesa, la quale, imperterrita, portò il Ventignano nel salone principale del suo palazzo.

Qui, faceva bella mostra di sé uno splendido ed enorme lampadario di cristallo, di cui al mondo esisteva solo un'altra copia nel Palazzo di Sans Souci, reggia del Re di Prussia. Colpito dalla bellezza dell’opera, il Duca espresse la sua ammirazione con lodi sperticate e, subito dopo, il pesante lampadario crollò al suolo, sfracellandosi in migliaia di pezzi… Il giorno dopo, il busto di Voltaire e le opere dei philosophes finirono in una discarica, mentre alcuni operai montavano un gigantesco corno in bronzo sul cancello di Palazzo del Pero. Nel 1839, un nuovo lutto familiare funestò la vita del Nostro: la morte del figlio Francesco, deceduto, pare, il giorno dopo aver ricevuto la gradita visita dell’amato genitore.

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Maggio 2021 (n° 31)

M. Rignanese, L’imperatore, il sindaco e la guerriera, 2021

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