Nella storia il numero delle caselle non è sempre stato 61, sono state rinvenute tavole antiche con 41 caselle, tavolieri con 99 caselle e quelli più largamente diffusi sono rappresentati con 63 caselle.
Nella nostra versione patriottica scompare l’oca, quel fortunato animale che nella tradizione ha sempre ricoperto un significato positivo e che permetteva di superare le difficoltà rilanciando i dadi di nuovo. Al posto dell’animale compaiono i protagonisti del Risorgimento, che però mantengono sempre la stessa funzione positiva, quella di far tirare di nuovo i dadi. Manca dunque l’oca, ma il gioco viene sempre chiamato Il nuovissimo gioco dell’oca.
In conclusione il Gioco dell’Oca dell’Unità d’Italia è un gioco! Perché nel titolo si afferma il contrario?
Parto dalle parole dell’olandese Johan Huizinga: La cultura sorge in forma ludica, la cultura è prima giocata. Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme soprabiologiche che le conferiscono maggior valore. Con quei giochi la collettività esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Dunque ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco, viene rappresentata in forme e stati d’animo ludici. In tale dualità-unità di cultura e gioco, gioco è il fatto primario, oggettivo, percettibile, determinato concretamente; mentre cultura non è che la qualifica applicata dal nostro giudizio storico al dato caso.
Il gioco sta sempre in quell’azione che si compie secondo regole ben precise accettate dai partecipanti, i quali entrano in una dimensione ideale che, secondo Umberto Eco, corrisponde al mondo non reale della finzione tradotta con il far finta che. È quella dimensione dove tutto diventa imprevedibile perché lasciato alla casualità degli eventi. L’uomo ha sempre avuto l’esigenza di riconoscersi nel gioco e nei suoi valori primari. La società borghese del XIX secolo scoprì la forza e l’autenticità di questi valori affrontando crisi e difficoltà. Il gioco sa diventare una forma d’arte capace di esprimere a pieno le azioni compiute, le uniche capaci di generare quel processo di unificazione di cui tutt’oggi andiamo ancora fieri. Il gioco si intreccia con la cultura, e la cultura si intreccia col gioco.
Immagini nella pagina:
Anonimo, Olanda, circa 1850
A. Cecconi, Italia, 1850
Lumsden & Son, Inghilterra, 1825