L’Unità d’Italia non è un gioco!

di Alessia Branchi

Entrambi fanno parte di quell’azione circolare per cui rinascono in continuazione da loro stessi, proprio come l’effetto benefico della spirale. Il gioco che sa rinnovarsi può apparire come modello culturale.

Il gioco dell'oca dell'Unità d'Italia (Miniatura 219x322 px)

Dalla versione del Gioco dell’Oca uscito nel 1861 il Museo civico del Risorgimento di Bologna ha rielaborato nel 1996 il Gioco dell’Oca dell’Unità d’Italia, ideato dalle insegnanti dell’Aula Didattica del Museo, Maria Grazia Bonfiglioli e Maria Teresa Ganzerla e con la grafica di Claudio Pesci. Da qui prende spunto il Gran Ballo dell’Unità d’Italia 2021 dell’associazione 8cento APS.

La mia attività creativa, per mettere in scena un gioco dell’oca vivente, trova ispirazione nella mia semplice sensibilità artistica capace di mettere in fila tutti gli elementi.
Conoscere bene la storia, osservare il decorso dei fatti, formulare gli esatti principi che la determinano, sono tutte materie di competenza dello storico, storiografo, filosofo, esteta. L’opera d’arte nasce fondamentalmente da un fervore interiore e dalla capacità che ha l’artista di dargli una forma armonica.

In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, dove forse abbiamo ritrovato in famiglia anche il piacere del gioco di società non solo virtuale, ma anche seduti attorno ad un tavolo, l’idea del mettere in scena l’Unità d’Italia sotto forma di gioco deriva dal desiderio di rinnovare quei valori che devono restare stampati nella memoria collettiva, quei valori che una volta raggiunti non sono morti, ma rinati, quei valori che sono gli stessi in cui hanno creduto i nostri padri, i nostri nonni, i nostri avi: libertà ed unità che 160 anni fa corrispondevano al numero 61, al viaggio, alla patria, alle generazioni.

Fine.
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Maggio 2021 (n° 31)

M. Rignanese, L’imperatore, il sindaco e la guerriera, 2021

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