Per il Regno Italico Napoleone scelse una diversa soluzione: non potendo disporre di truppe scelte a lui fedeli per l’assenza di anzianità di servizio, istituì una Guardia Reale partendo non dal presupposto degli anni di servizio, bensì cercando di legare a sé le famiglie dei militari. Per far ciò si rivolse per prima cosa ai ceti più abbienti, ovvero quelli a cui appartenevano i membri dei collegi elettorali, che per far entrare i propri figli nelle Guardie d’Onore (un corpo inizialmente cerimoniale, che successivamente partecipò a diverse campagne, finendo praticamente annientato in Russia) dovevano versare annualmente nelle casse del reparto la considerevole somma di 1.200 Lire Milanesi, soldi che venivano corrisposti ai militari come supplemento alla normale paga. Se da un lato le famiglie avevano il privilegio di avere i figli che servivano nella Guardia Reale e che sarebbero passati col grado di ufficiale nell’esercito, dall’altro i rampolli ricevevano una paga elevatissima, che non andava però a pesare sulle casse dello stato.
Esistevano cinque compagnie delle Guardie d’Onore, su base territoriale: Milano, Bologna (comandata dal principe Astorre Hercolani), Brescia e Romagna, alle quali si aggiungerà Venezia. Un criterio simile viene utilizzato anche per il Corpo dei Véliti Reali, sebbene con somme decisamente inferiori a quelle delle Guardie d’Onore (200 Lire Milanesi annue). I Véliti, provenienti per lo più dalla borghesia, sarebbero andati a costituire i quadri dei sottufficiali nell’esercito.
Nel frattempo si era costituita la Terza Coalizione antifrancese e nell’ottobre del 1805 la parola tornò al cannone. Con la schiacciante vittoria di Austerlitz contro gli austro-russi e la successiva pace di Presburgo, l’Austria è costretta a cedere Venezia con tutti i suoi ex territori al Regno Italico. Disgregata la Terza Coalizione, era venuto il momento di farla pagare agli infidi Borboni. Napoleone dichiara infatti che la dinastia ha finito di regnare ed invade il Regno di Napoli, mentre il Re Ferdinando si rifugia in Sicilia, protetto dagli inglesi. Napoleone non aveva mai nascosto il proprio disprezzo per la casata borbonica: andava infatti dicendo sarcasticamente che la regina Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando, era l’unico uomo del Regno di Napoli.
Conquistato il sud dell’Italia – Sicilia esclusa - senza particolari difficoltà, Napoleone proclama sovrano del Regno di Napoli suo fratello Giuseppe. Nel 1808 Giuseppe diviene re di Spagna ed a Napoli gli subentra Gioacchino Murat, generale di cavalleria e Granduca di Berg, nonché cognato di Napoleone, avendone sposato la sorella Carolina. Nel 1808 quindi l’intero territorio italiano, ad eccezione della Sardegna e della Sicilia, fa parte della Francia o degli stati a lei fedeli. Dal 1805 esisteva anche il Principato di Lucca e Piombino, con sovrani Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, e il marito Felice Baciocchi. Napoleone non volle unificare l’Italia in un solo regno e questa decisione già all’epoca suscitò forti critiche. Significativo ciò che scrive nel suo diario l’ufficiale della Guardia Reale murattiana Giuseppe Mallardi: Due furono le maggiori cause che portarono il crollo dell’impero napoleonico. La prima il non aver costituito l’Italia in nazione nei suoi veri e reali confini, la seconda fu lo sbaglio di aver voluto combattere la Russia, Stato potente e lontanissimo dal suo.
Immagine nella pagina:
J. H. Richter, Ritratto del Principe Eugène de Beauharnais, 1830