Napoleone e l’Italia

di Augusto Battaglini

Nonostante la politica del divide et impera, quanto Napoleone fosse affezionato a Roma ed alle sue origini imperiali lo testimonia il fatto che prese a simbolo dei propri reggimenti l’aquila, già insegna delle legioni romane. E nel 1811, nato il primo figlio dal matrimonio con Maria Luisa d’Austria, egli lo proclamò Re di Roma. Negli anni successivi l’Italia, pur suddivisa in più stati, godrà di una relativa tranquillità. Molto meno tranquilli vivranno gli italiani arruolati - spesso a forza - nell’esercito francese e in quelli del Regno Italico e di Napoli, che dovranno combattere per Napoleone pagando un tributo di sangue elevatissimo. Si calcola che in Spagna persero la vita circa 25.000 soldati italiani, mentre dei circa 60.000 che presero parte alla Campagna di Russia nel 1812 ne tornò uno su dieci. Dei 300 uomini della Guardia d’Onore del Regno Italico, ne sopravvissero 28. Entrato l’astro napoleonico nella fase calante, il Regno Italico ne segue inesorabilmente la sorte. Dopo l’abdicazione di Napoleone e l’esilio all’Isola d’Elba, cessa di esistere il 25 maggio 1814, allorché il maresciallo austriaco Heinrich Johann Bellegarde assume la presidenza della Reggenza del governo provvisorio, proclamando a Milano la fine del Regno.

Ritratto di Joachim Murat (Miniatura 219x260 px)Sopravviverà ancora un anno il Regno di Napoli di Gioacchino Murat, che nel 1814 si allea con l’Austria, salvo poi dichiararle guerra al rientro di Napoleone per i Cento Giorni. Murat, che aveva tentato invano di sollevare le popolazioni italiane contro gli Austriaci con il Proclama di Rimini, considerato dagli storici il primo manifesto del Risorgimento, verrà definitivamente sconfitto nel maggio del 1815 e l’ultima bandiera filofrancese ad ammainarsi in Italia e in Europa sarà quella della fortezza di Gaeta, che si difenderà strenuamente dagli attacchi austriaci e dalla flotta inglese fino alla capitolazione dell’8 agosto.

Sebbene il periodo napoleonico in Italia sia stato tutto sommato breve, le leggi, le innovazioni e gli ideali portati dalla Francia e radicatisi nella mentalità di tanti italiani, costituiranno le basi del nostro Risorgimento. Il Regno Italico ed il Regno di Napoli saranno le fucine dove si formeranno molti dei cospiratori che avranno un ruolo fondamentale nel porre le basi del futuro Stato unitario. Guglielmo Pepe, Pietro Colletta e Angelo D’Ambrosio, generali nel Regno di Napoli murattiano, saranno a capo dei moti del 1820. Carlo Zucchi, generale del Regno Italico, nel corso dei moti del 1831 nei Ducati di Modena e Parma e nelle Legazioni di Ravenna, Forlì, Bologna e Ferrara, assumerà la guida dei volontari delle Province Unite Italiane contro gli Austriaci e, ormai settantunenne, sarà tra i protagonisti della Prima Guerra d’Indipendenza con il generale Eusebio Bava (ufficiale nell’esercito francese di Napoleone) e Teodoro Lechi, ex comandante della Guardia Reale del Regno Italico.


Immagine nella pagina:
F. Gérard, Ritratto di Joachim Murat, 1808

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Maggio 2021 (n° 31)

M. Rignanese, L’imperatore, il sindaco e la guerriera, 2021

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