Probabilmente Prospero avrebbe trascorso tranquillamente tutta la vita a fare il contadino come il padre e i fratelli a Cadriano, o forse a Lovoleto sempre nei poderi di Gozzadini, come fecero a metà Ottocento alcuni suoi discendenti, se non fosse stato requisito per la leva attiva, e il 18 novembre 1803 partì per raggiungere il 2° Reggimento di fanteria leggera a cui era destinato. Non sappiamo se il giovane contadino fosse mosso più dalla volontà di non andare in guerra a farsi ammazzare per un governo straniero o semplicemente dall’esigenza di riprendere il lavoro nei campi.
Certo è che decise di disertare. Per un breve periodo visse nascosto. Quando si rese conto di non essere ricercato, tornò tranquillamente a casa, riprese a lavorare nei campi e poco dopo si sposò con Veronica Pondrelli. Forse fu la giovane sposa, preoccupata dalla condizione di disertore dell’uomo, a convincerlo a trasferirsi a Longara, in un luogo sicuramente più defilato. Da robusto lavoratore qual era, Prospero ottenne facilmente un podere a mezzadria e, per sei anni, visse tranquillamente con la sua famigliola che nel frattempo si accrebbe.
Avrebbe continuato a vivere in questo modo, tornando forse con il tempo a Cadriano, se non si fosse lasciato convincere da alcuni parenti a risolvere di fronte al giudice di pace una controversia di natura economica sorta fra loro. Il 2 giugno 1808 si presentò con questi suoi parenti a Minerbio, che allora era capoluogo del cantone. Fu immediatamente riconosciuto e arrestato. Trascorsa la notte in prigione, fu tradotto il 3 giugno alla Prefettura di Bologna per essere inviato a Milano presso lo Stato Maggiore, che lo consegnò al 2° Reggimento a cui era stato destinato nel 1803. E, come la prima volta, durante una marcia, Prospero riuscì a fuggire e a tornare verso la propria terra. Ma, reso prudente dall’esperienza passata, non fece ritorno a casa.
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Tipica casa colonica della pianura bolognese