Come spessissimo accade, una nuova usanza si innesta su antiche tradizioni, e l’albero della libertà non fa eccezione: già presso gli antichi Galli esisteva questa abitudine, presente in realtà anche in molte regioni italiane, dove piantare il maggio, o calendimaggio, significava inneggiare alla ripresa della natura all’indomani dell’inverno. L’albero che ritorna verde e si prepara a dare fiori e frutti è simbolo di vita, di rinascita e, per conseguenza, di forza, crescita, potere.
In epoca moderna, in Francia, già sette anni prima della Rivoluzione, nel 1782 il conte Camille d’Albon piantò un albero della libertà nel giardino della sua casa, per rendere omaggio a Guglielmo Tell, mitico eroe svizzero, emblema del popolo rispettoso e mite ma capace di combattere l’autorità in caso di soprusi.
Nella Francia rivoluzionaria l’albero della libertà divenne il simbolo forse più importante: attorno ad esso, piantato nelle piazze di città e paesi (solo a Parigi sembra ne siano stati piantati più di duecento, in tutta la Francia decine di migliaia), si svolgevano le feste della rivoluzione, si tenevano i pranzi patriottici, i discorsi pubblici, giuravano i magistrati, si celebravano matrimoni civili.
Ovviamente, erano simboli anche fortemente contestati: letteralmente odiati dai fedeli alla monarchia, gli alberi venivano spesso imbrattati, danneggiati, abbattuti o dati alle fiamme e ci fu anche chi venne ghigliottinato per atti simili! In seguito, con la Restaurazione, Luigi XVIII diramò per tutto il paese ordini precisi di abbattimento di questi alberi ma, in occasione di ogni successivo evento rivoluzionario, venivano nuovamente piantati: prendendo come esempio Parigi, vediamo che nuovi alberi della libertà vennero messi a dimora con la Rivoluzione di luglio del 1830, nel febbraio 1848, nel 1870 con la Commune, nel 1889 per il centenario della Rivoluzione, e nel ‘900 in occasione della fine delle due guerre mondiali, come simbolo di ritrovata libertà.
Immagine nella pagina:
J-B. Lesueur, Plantation d’un arbre de la Liberté, 1791