Preservare la memoria scolpita: il laboratorio di Spolveratura in Certosa

di Roberta Martelli

Monumento funerario di Gaetano Simoli, fabbro (Miniatura 219x403 px)Bologna, 1895. Il sole splende al Cimitero Monumentale della Certosa e una folla di curiosi osserva, stupita, la nuova scultura funebre inaugurata. Sopra le teste di tutti, splendente nel suo marmo bianco, si staglia la statua che ritrae Gaetano Simoli, il fabbro municipale del Comune di Bologna. Ha uno sguardo fiero, sostenuto, mentre è appoggiato al suo martello, in una posizione di riposo. Lo scultore Tullo Golfarelli non può che esserne orgoglioso e lo stesso defunto Simoli, assieme alla moglie, ne sarebbero stati oltremodo contenti. D’altronde, il buon fabbro aveva risparmiato tutta la vita per potersi permettere una scultura che ne perpetuasse la memoria. Il pubblico accorso è entusiasta: quel meraviglioso marmo perpetuerà per sempre la memoria del possente fabbro.

Poco distante, un’altra figura bianca e marmorea osserva malinconica la scena. I lunghi capelli scomposti le scendono lungo il viso, sostenuto da una mano. È il monumento Montanari, un altro capolavoro.

Davvero, avranno pensato i cittadini passeggiando fra le tombe monumentali, la memoria di queste famiglie continuerà nei secoli... guarda che splendore quel marmo! Non suonerebbe strano pensare che i commenti possano essere stati di questo genere.

Tuttavia, oggi facciamo fatica a ricordare la lucentezza originale di quei marmi. Passeggiando in Certosa, ciò che salta spesso all’occhio è che i bellissimi merletti e i panneggi dei drappi lapidei sono ricoperti da uno strato di polvere non indifferente e inghirlandati da ragnatele.

La domanda che sorge spontanea è Perché nessuno pulisce?


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Monumento di Gaetano Simoli, fabbro

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Maggio 2025 (n° 35)

C. Stragliati, Episodio delle Cinque giornate di Milano in piazza Sant'Alessandro, fine XIX sec. (particolare).

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