Il 24 giugno, mentre è ancora buio, Napoleone si reca a cavallo ai Prati di Caprara e all’alba passa in rivista e manovra le truppe schierate per l’occasione, alla presenza di una gran folla. Rientrato a Palazzo Caprara, a bordo di una carrozza a sei cavalli va con Giuseppina in visita dal conte Marescalchi, ministro degli affari esteri del Regno d’Italia, nella sua Villa di Mezzaratta, fuori porta San Mamolo (oggi in via dell’Osservanza 27), dove viene loro offerta una ricca colazione. È presente anche Antonio Aldini, che il successivo 29 giugno verrà nominato Segretario di Stato. Aldini conduce Napoleone al colle dell’Osservanza, dove nel 1802 aveva acquistato gli edifici religiosi che si trovavano sulla sommità. Napoleone rimane molto colpito dalla meravigliosa vista della città che si gode da lassù e, dopo aver esclamato C’est superbe!, si dice sorpreso del fatto che non vi sorga una bella residenza. Nel 1811 Aldini inizierà a far costruire l’attuale villa che porta il suo nome, forse nella speranza di potervi ospitare l’Imperatore, cosa che però non si verificherà, o addirittura di vendergliela come sua residenza bolognese.
La giornata prosegue con il pranzo a Palazzo Caprara, presenti il prefetto Somenzari, il presidente della municipalità Bettini, il comandante della Guardia Nazionale Tattini. Nel pomeriggio nuovamente udienze e la sera, come annota Guidicini, i sovrani non si sono recati in verun luogo.
Il 25 giugno vengono emanati due decreti, uno riguardante i rapporti commerciali tra il Regno d’Italia e la Repubblica di San Marino, agli abitanti della quale viene riconosciuta, in regime di reciprocità, la libertà di transito per raccogliere i prodotti delle vigne loro appartenenti sul suolo del Regno e per condurvi il bestiame. L’altro decreto dirime una contesa secolare tra bolognesi e ferraresi riguardante il corso del Reno, deviato naturalmente già in epoca medievale. I bolognesi volevano che il Reno riprendesse l’antico corso, sfociando nel Po, così da evitare i continui allagamenti che si verificavano in pianura. I ferraresi erano contrari, non volendo che il Reno tornasse ad attraversare il loro territorio. Antonio Aldini pensa bene che la presenza del sovrano a Bologna possa finalmente dirimere la controversia (possiamo ben immaginare a favore di chi…) e così è. Napoleone, dopo aver ascoltato le relazioni delle parti, mette alle strette l’ingegnere ferrarese Bonati, fino a fargli dichiarare pubblicamente Sire, come idraulico non posso dal parere degli altri interamente discordare… Quindi Napoleone accoglie il decreto propostogli da Aldini ordinando l’immissione delle acque del Reno nel Po, lavoro che, sebbene iniziato di lì a poco, sarà interrotto nel 1814 a seguito dell’abdicazione di Napoleone e la caduta del Regno d’Italia e rimarrà incompiuto fino al 1966.
Immagine nella pagina:
Una raviola, tipico dolce bolognese, alla cui forma viene associato il copricapo di Napoleone