Possiamo quindi decretare un lieto fine per le tombe orfane? Fino ad un certo punto.
Anche con il marmo ci sono dei limiti: una buona dose di olio di gomito può non essere sufficiente, poiché non tutto può essere tolto via. Come sottolinea Lucia Vanghi, Presidente dell’Associazione e restauratrice: quello che sembra solo sporco, spesso è una forma di degrado del marmo, o una patina composita, o altre cose ancora, che vanno analizzate e trattate esclusivamente da restauratori accreditati. Senza le competenze adatte, si rischia di danneggiare la superficie.
Perciò, se vi capita di vedere sculture con enormi chiazze nere e dei rigoni lasciati dall’acqua piovana, mettetevi l’anima in pace: il marmo lo ha già assorbito e non se lo lascerà rimuovere, se non con un intervento di restauro mirato.
Anche le tombe dipinte, bellissime e fragilissime, sono escluse, così come le tombe che non sono presenti nell’elenco dell’Associazione: per quanto possano essere polverose, non è permesso toccarle, essendo ancora proprietà privata delle famiglie intestatarie e, a malincuore, bisogna distogliere sguardo e spolverini.
I volontari vengono suddivisi in gruppetti di tre o quattro. Questo è necessario, poiché è sempre meglio essere almeno in coppia, specialmente quando bisogna movimentare le scale alte. Ogni gruppo è indipendente dagli altri, si organizza autonomamente su quando andare a spolverare e gestisce le tombe affidate: nel corso degli anni, oltre alle prime ricevute in adozione, ne vengono assegnate di nuove.
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Monumento Montanari