Le opere intraprese portano ad un cambiamento epocale in una comunità agricola legata saldamente alla terra e all’antico sistema di ripartizione della stessa: la Partecipanza. Alla base del diritto d’uso delle terre vi è il contratto medioevale di enfiteusi col quale i proprietari, nel caso persicetano l’abate di Nonantola e la Curia bolognese, concedevano ad una famiglia, per un periodo di tempo molto lungo, l’uso della terra con tutti i diritti che ne derivavano, a patto che il colono la coltivasse e la migliorasse. Il concessionario ne riceveva in cambio un canone annuale, di solito stabilito in una decima del raccolto, nonché il miglioramento ovvero la bonifica della terra stessa.
Nel 1815 nasce l’attuale Consorzio e comincia il processo di separazione dal Comune, che si conclude formalmente nel 1833. Da allora il Consorzio dei Partecipanti è un ente agrario autonomo, dotato di propri organi statutari, ma l’antica tradizione è ancora presente attraverso la cavazione, cioè l’assegnazione ogni nove anni di una parte delle terre ai discendenti di quelle antiche famiglie che generarono il sodalizio. La clausola di miglioramento (ad meliorandum) presente negli antichi contratti di enfiteusi è rimasta nello statuto dell’attuale Consorzio, che ha per iscopo precipuo il bene economico congiuntamente al bene morale de’ suoi componenti, la conservazione ed il miglioramento della sua proprietà, il progresso ed il perfezionamento dell’arte e industria agricola.
Quella urbanistica e socioeconomica di cui abbiamo accennato non è l’unica rivoluzione di Persiceto. Accanto ad essa se ne forma una politica, alimentata dagli ideali liberali e dall’aspirazione all’indipendenza e all’unità nazionale. Ancor prima dell’annessione della nostra regione al Regno di Sardegna, alcuni giovani persicetani partecipano con entusiasmo come volontari alle prime guerre d’indipendenza, prima garibaldini e poi soldati. Tra questi il capitano Alfonso Masetti, morto il 10 giugno 1848 a Vicenza combattendo contro gli Austriaci e Odoardo Lodi che, non ancora ventenne, con il fratello Pio ed altri persicetani è al seguito di Garibaldi. Nel 1867 col grado di caporale combatte a Mentana, viene fatto prigioniero e trattenuto in carcere per tre mesi. Ma la sua battaglia per la libertà continua al fianco dei garibaldini, nella guerra francoprussiana: sergente nell’Armata dei Vosgi, perde la vita il 21 gennaio 1871 nella battaglia di Talant presso Digione. Le sue gesta hanno meritato un riconoscimento con diploma e medaglia ai Benemeriti della liberazione di Roma e, sulla sua casa natale, la lapide con l’epigrafe dettata da Giosue Carducci: a Odoardo Lodi / cittadino onesto leale caro a tutti / che / per l’Italia e per Roma / combattè / nel 1861 e 67 / e per la emancipazione dei popoli / morì / sui campi di Digione il 21 gennaio / 1871 / questa memoria / qui dov’ei nacque nel 1847 / i suoi commilitoni ed amici / posero.
Immagine nella pagina:
Diploma con medaglia in bronzo rilasciato dalla Giunta Provvisoria per il Governo di Roma per aver preso parte alla tentata liberazione di Roma nel 1867